GLI ITALIANI SPENDONO MENO
Negli
ultimi 50 anni si è ridotta dal 54,2% al 18,5% l'incidenza della spesa
per alimenti e bevande mentre sono aumentati i casi di obesità
ROMA
- Spendono meno per mangiare ma ingrassano di più: negli ultimi 50 anni
in Italia si è ridotta dal 54,2% al 18,5% l'incidenza della spesa per
alimenti e bevande, rispetto ai consumi totali degli italiani, mentre
sono aumentati i casi di obesità, che oggi riguardano un cittadino su
dieci. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui cambiamenti
nella spesa alimentare degli italiani svolta in occasione dell'«Obesity
day», la giornata nazionale contro l'obesità. Nel paniere degli italiani
la spesa per mangiare oggi non arriva dunque neanche al 20%: solo 20
anni fa sfiorava invece il 30% e negli anni Settanta superava il 36%.
Nel
tempo - spiega la Coldiretti - sono profondamente cambiati i rapporti
di cambio tra i beni alimentari e gli altri beni di consumo e oggi un
litro di latte costa quasi come una partita a un videogioco, un litro di
olio extravergine di olive italiane costa come un litro di olio per la
macchina, tre chili di pane costano come un pacchetto di sigarette e un
paio di scarpe costa come la spesa di un'intera famiglia per una
settimana.
Bisogna
evitare però - afferma l'organizzazione agricola - un calo di
attenzione nelle scelte di acquisto dei prodotti alimentari per non
lasciare il campo aperto a una competizione basata sui bassi prezzi che
mette a rischio la qualità, la genuinità e il valore nutritivo dei
prodotti offerti sugli scaffali e favorisce disfunzioni
dell'alimentazione come l'obesità. L'Obesity day è stata anche
un'occasione per fare capire quanto si possa rischiare mangiando troppo.
Secondo il ministro della sanità, Girolamo Sirchia, «è sbagliato riempire i carrello oltre l'inverosimile di prosciutto e dolci. Non a caso nei paesi si dice che vive a lungo chi è magro, e sono proprio le piccole donne segaligne a raggiungere i cento anni di età».
La battaglia contro l'obesità per il ministro passa attraverso la cultura e l'informazione. «Bisogna comprendere che esistono altri svaghi oltre a quello di andare a mangiare fuori - avverte - sono gli stili di vita che devono cambiare».
E proprio per questo il ministero farà partire una campagna di
pubblicità contro l'obesità che costerà 10 miliardi (messi a
disposizione da aziende private). Gli alimentaristi e i diabetologi di
fronte all'epidemia di malattie legate al peso hanno addirittura coniato
un nuovo termine: diabesità, un terribile mix di obesità e diabete
frutto di anni e anni di errori a tavola.
Secondo
il rapporto sull'obesità dell'Istuituto Auxologico Italiano, un adulto
su tre è sovrappeso (33,4%) e il 9,1% è obeso. Ma le malattie
cardiovascolari, spesso legate proprio al peso, sono in gran parte
prevedibili, controllando i fattori di rischio, ha spiegato Michele
Carruba, presidente dell' Ansisa-Associazione Nazionale degli
specialisti in Scienza dell'alimentazione. In Italia, che oggi annovera 4
milioni di obesi, nel triennio '94-97 l'incremento è stato del 25% e i
dati lasciano prevedere una crescita costante.
Il sovrappeso, ha aggiunto Carruba, costa 44.300 miliardi ogni anno, di cui ben 21.350 a carico del servizio pubblico. A ciò si aggiunge l'aumento di diabetici: sono il 3% della popolazione, circa un milione e 700 mila e secondo le stime dell'Oms, ha invece spiegato Guido Pozza, direttore della scuola di specializzazione ed endocrinologia, entro 20-25 anni raddoppieranno. Una vera e propria epidemia. Per questo gli esperti hanno elaborato un programma informatico che negli studi dei medici permetterà di rendere graficamente visibile il rischio di malattie cardiache di ognuno.